Il ms. C.F. 2.16 è un prezioso codice in pergamena, databile al sesto decennio del secolo XIV, che contiene il testo della Divina Commedia di Dante, di cui quest’anno si celebra il settecentenario della morte.
Il manoscritto è conservato presso la Biblioteca dei Girolamini di Napoli, dell’ordine dei Filippini, ed è, dunque, noto come Codice Filippino.
In occasione delle celebrazioni dantesche di quest’anno, la Biblioteca dei Girolamini illustrerà questo importante testo della tradizione manoscritta della Commedia di Dante attraverso vari approfondimenti.
Non si sa con precisione in che modo e quando questo codice sia giunto nella Biblioteca dei padri oratoriani: compare per la prima volta nel catalogo compilato da Giambattista Vico nel 1726, in cui, tuttavia, non è indicata la provenienza dei singoli volumi.
Il codice è strutturato in maniera piuttosto complessa ed è caratterizzato da 146 miniature, che affiancano il testo e che rappresentano il percorso di Dante e Virgilio attraverso le prime due cantiche, e da numerose glosse in latino (poche sono quelle in volgare), poste sia nell’interlinea che ai margini del testo. L’incipit di ogni canto è scritto con inchiostro rosso, mentre le lettere iniziali sono istoriate.
Il testo della Commedia, impaginato su un’unica colonna, è scritto in inchiostro bruno da un’unica mano ed è in minuscola cancelleresca. Il copista ha probabilmente lavorato a stretto contatto con gli esecutori delle miniature, appartenenti ad una bottega napoletana.
Quanto alle glosse e alle postille, invece, sono individuabili diverse mani, che sembrano dialogare tra di loro in una continua interpretazione del testo dantesco. Inoltre, sono visibili diversi tipi di maniculae, presumibilmente risalenti alle diverse mani che hanno commentato il codice.
Il codice non presenta alcuna data espressa, né luogo di trascrizione, né la sottoscrizione del copista o dei glossatori ed è privo, come è frequente negli antichi codici, di titolo e frontespizio. La legatura risale alla fine del XVII secolo o all’inizio del XVIII secolo ed è simile a quella di altri volumi della raccolta Valletta.
Alla prima carta è dipinto lo stemma della famiglia Poderico di Napoli del sedile di Montagna, estinta sin dal secolo XVI, che più che committente potrebbe essere stata uno dei primi possessori del manoscritto.